Il mulino Bazzani
dal libro: Alla ricerca del tempo passato di Livio Marazzi
Un pò di storia
Nella seconda metà dell'Ottocento venivano smantellati i mulini ad acqua sul Secchia e, di conseguenza, ogni Comune a vocazione agricola sentiva la necessità dotarsi di un mulino per rispondere alle necessità degli agricoltori che chiedevano di poter macinare i propri cereali senza doversi allontanare troppo dalle loro aziende agricole.
A San possidonio il “mulino sociale" è stato realizzato nel 1906-07 da Lughi assieme ad altri due soci. Per quasi un ventennio, i macchinari per la macinazione dei cereali, sono stati mossi con energia prodotta dal vapore, fino a quando l'energia elettrica è arrivata a San Possidonio ed è stata distribuita capillarmente. Era il periodo in cui le vecchie macine in pietra iniziavano ad essere sostituite con moderni laminatoi, sistema che offre il vantaggio di ottenere produzioni più elevate e una macinatura più fine, in minor tempo.
Nella facciata principale del mulino si notano linee architettoniche semplici con decorazioni tradizionali e stucchi che riportano allo stile "rococò", non disgiunte da tratti alla moda del tempo come lo stile "floreale". Tra gli aspetti esteriori più evidenti, si possono notare la particolare conformazione delle inferriate in ferro battuto, la presenza di mascheroni sotto le finestre al piano terreno, la testa di un ragazzo in rilievo collocato sopra il portoncino principale, le finestre poste al piano superiore con volute e decorazioni, i fregi sotto i cornicioni, le bugnature in capo alle colonnine laterali e, per finire, una fascia centrale con finte finestre ornamentali che culmina con un simbolo che da sempre ha caratterizzato la struttura: la statua di un'enorme aquila incombente, quasi a controllare che le operazioni di scarico dei cereali e di carico delle farine sul piazzale antistante l'opificio, procedessero senza intralci.
Al termine della grande guerra, nel 1919, la proprietà passa alla famiglia Bazzani e varia la denominazione in "Mulino cereali Bazzani Antonio & Figli" che ha poi, di fatto, caratterizzato il nome dell'edificio. Le maggiori difficoltà si presentano nei duri momenti di carestia e di razionamenti sia durante il ventennio sia, soprattutto, nel corso del secondo conflitto mondiale. Nel 1943 la mancanza di cereali è particolarmente grave. In quel periodo tutto è razionato e soggetto alla distribuzione tramite tessera annonaria a prezzi calmierati.
Anche il mulino è messo sotto controllo dalle autorità e la macinazione dei cereali è contingentata. Il Bazzani cerca comunque di soddisfare le richieste ma è scoperto e condannato alla chiusura per nove mesi per aver macinato cereali in quantità maggiore a quella consentita.
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Oggi, anche a seguito del sisma del 29 maggio, Io stabile versa in condizioni molto precarie e probabilmente dovrà essere demolito.