La famiglia Sacerdoti, di origine ebrea, nel Settecento, venne insignita da Ercole III, duca di Modena, della carica di “banchieri di Corte” e ottenne vasti terreni nelle valli modenesi, in particolare nell’area tra Massa, San Felice sul Panaro e Camposanto.

Nel 1896, il conte di Carrobio Vittorio Sacerdoti sposò la nobildonna austriaca Elena von Gutman, per la quale fece costruire in uno dei suoi possedimenti di Massa Finalese un castello molto simile a quello di Tobitschau (oggi Tovacov, nella Repubblica Ceca), residenza boema della famiglia della consorte, cosicché potesse trascorrervi lunghi periodi senza particolare rimpianto per la terra natale. La costruzione del castello di Massa Finalese avvenne in due fasi successive, la prima tra il 1898 e il 1900 e la seconda tra il 1911 e il 1914, su progetto dell’ingegnere sanfeliciano Ettore Tosatti, dopo l’acquisto nel 1909 di quanto rimaneva dello storico Bosco della Saliceta.

Il conte di Carrobio, che era ambasciatore e rivestiva l’incarico di ministro del Re, e la moglie, che era tra le dame di Corte della Regina, risiedevano a Roma, ma utilizzavano la dimora massese come propria sede di rappresentanza, luogo di feste e ricevimenti a cui partecipavano ospiti importanti come il duca di Pistoia Filiberto e il principe di Piemonte Umberto di Savoia, che sarà poi l’ultimo Re d’Italia. La presenza dell’ambasciatore Sacerdoti, con tutta la famiglia, a Massa era assai frequente nei periodi estivi, ma anche in altre occasioni non mancò di essere figura attiva della Finale di quell’epoca. Il conte di Carrobio fu presidente della società costruttrice del Teatro Sociale e non mancò di essere di sostegno alla comunità in tante altre occasioni, ad esempio, dando lavoro a molte persone, in qualità di braccianti, fattori, stallieri, in un periodo di estreme difficoltà economiche e sovvenzionando l’asilo parrocchiale di Massa con periodiche donazioni, affinché potessero frequentarlo anche i bambini più bisognosi. Con la promulgazione delle leggi razziali la situazione della famiglia del conte di Carrobio si fece preoccupante: Vittorio si fece cattolico e venne battezzato (il 4 dicembre 1938), ottenendo nel 1941, per sé e per i figli, che il cognome Sacerdoti fosse cambiato in Carrobio di Carrobio. Il figlio Renzo, che poi sarà console e ambasciatore come il padre, fu tra gli ebrei che vennero messi in salvo dall'organizzazione creata da Don Benedetto Richeldi, all'epoca coadiutore del parroco di Massa Finalese e oggi ricordato come Giusto tra le Nazioni.